giovedì 29 novembre 2012

Odio gli indifferenti


“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. 
(ANTONIO GRAMSCI, febbraio 1917)

Viaggio nel male e nel bene del nostro tempo

La malattia di cui oggi soffre gran parte dell’umanità è inafferrabile, non definibile. Tutti si sentono più o meno tristi, sfruttati, depressi, ma non hanno un obbiettivo contro cui riversare la propria rabbia o a cui rivolgere la propria speranza. Un tempo il potere da cui uno si sentiva oppresso aveva sedi, simboli, e la rivolta si dirigeva contro quelli. [...] Ma oggi? Dov’è il centro del potere che immiserisce le nostre vite? Bisogna forse accettare una volta per tutte che quel centro è dentro di noi e che solo una grande rivoluzione interiore può cambiare le cose, visto che tutte le rivoluzioni fatte fuori non han cambiato granché. (TIZIANO TERZANI)

mercoledì 28 novembre 2012

Tenere fra le mani il dolore come un gioiello prezioso

E'possibile rimanere con questo dolore? Posso guardarlo, tenerlo fra le mani come un gioiello prezioso, senza fuggire, senza reprimerlo o razionalizzarlo, senza cercarne le cause, ma contenerlo come un vaso contiene l’acqua? Contenere questa cosa chiamata dolore, la sofferenza di aver perso un figlio e di sentirsi soli, senza fuggire da quella solitudine, non reprimerla, non razionalizzarla intellettualmente, ma osservarla, comprenderne la natura e la profondità.
J. Krishnamurti
Mind Without Measure, p 57

martedì 27 novembre 2012

Parole in cammino

Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l'utopia? Serve proprio a questo: a camminare. 
Eduardo Galeano, Parole in cammino, 1998

Il 2000 visto dagli uomini del 1899

In En l'an 2000 gli artisti francesi Jean-Marc Côté e Villemard disegnarono a fine Ottocento quello che sarebbe accaduto nei nostri anni. Molte utopie visionarie sono state effettivamente realizzate. Altre, come le nozioni dei libri trasmesse direttamente nella testa degli allievi, sono troppo avanti anche per noi


UTOPIE REALIZZATE – Con spirito utopico che li avvicina a scrittori come George Orwell (1984) e H.G. Wells (La macchina del tempo), nella serie di cromolitografie En l’an 2000 i due tra il 1899 e il 1910 cercavano di disegnare il futuro vedendo cosa sarebbe accaduto cento anni dopo. Ecco quindi emergere città invase da velivoli monoposto invece che carrozze, protorobot armati di scopa pulire i pavimenti sotto lo sguardo languido di una damina e macchine automatiche che nutrono il pollame. La visione agropastorale dell’automa posto al centro dell’aia mal si concilia con l’orrore degli allevamenti industriali dei nostri anni ma ci sono anche visioni meno drammatiche. Basta prendere Correspondance Cinéma – Phono – Télégraphique (corrispondenza cine-fono-telegrafica) in cui un uomo parla in una sorta di telefono con l’immagine di una donna proiettata su uno schermo. È la nonna della chat video, uno strumento hi-tech che utilizziamo quotidianamente tramite smartphone o computer.


UTOPIE SUPERATE – Scavando nel ricco archivio iconografico conservato alla Biblioteca Nazionale di Francia, appaiono anche visioni ormai superate, che continuano questo scambio temporale tra passato e futuro, facendo apparire molto vecchio ciò che sembrava utopico. Esemplare è il treno elettrico Parigi-Pechino (Le train électrique Paris Pékin) con le sue ruote oblique. Per i due illustratori era roba dell’altro mondo, mentre per noi è un ricordo lontano: l’aereo ci ha permesso di coprire queste enormi distanze con maggiore comodità già da qualche decennio. Eppure la maggior parte delle invenzioni rimangono ancora un sogno anche per noi. Come la tramoggia che tritura libri e ne trasferisce le nozioni direttamente nella testa degli allievi tramite delle cuffie. Un utopia per tutti gli studenti, un incubo per gli insegnati.

domenica 25 novembre 2012

A tutte le donne-Alda Merini

Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso            
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.


sabato 24 novembre 2012

Il colore -Vasilij Kandinskij

Il colore è un mezzo di esercitare sull'anima un'influenza diretta. Il colore è un tasto, l'occhio il martelletto che lo colpisce, l'anima lo strumento dalle mille corde. (Vasilij Kandinskij)

lunedì 19 novembre 2012

gli Anarchici e i Nichilisti

Siamo in molti miliardi di troppo a chiedere il Paradiso in Terra, ed è l'Inferno quello che rendiamo inevitabile, con l'aiuti della nostra scienza, sotto il bastone dei nostri pastori imbecilli. Il futuro dirà che gli unici chiaroveggenti erano gli Anarchici e i Nichilisti.
Albert Caraco, Breviario del Caos, 1982 (postumo)
 

sabato 17 novembre 2012

Luce e Ombra

Il guaio di una passione è che produce molta luce concentrata, è solo questione di tempo prima che rischiari ogni piccolo angolo. E di solito non ci trovi più molto, quando l'ombra si è dissolta.
Andrea De Carlo, Tecniche di seduzione, 1991

venerdì 16 novembre 2012

Citando… Ugo Foscolo


“…Chi mi ha fatto così rigido e ombroso verso la più parte degli uomini se non la loro ipocrita crudeltà? Perdonerei tutti i torti che mi hanno fatto. Ma quando mi passa dinanzi la venerabile povertà che mentre s’affatica mostra le sue vene succhiate dalla onnipotente opulenza; e quando io vedo tanti uomini infermi, imprigionati, affamati, e tutti supplichevoli sotto il terribile flagello di certe leggi – ah no, io non mi posso rinconciliare. Io grido allora vendetta con quella turba di tapini co’ quali divido il pane e le lagrime: e ardisco ridomandare in lor nome la porzione che hanno ereditato dalla Natura, madre benefica ed imparziale – la Natura? ma se ne ha fatti quali pur siamo, non è forse matrigna?”

La differenza tra il rivoluzionario e il terrorista

La differenza tra il rivoluzionario e il terrorista risiede nella ragione per cui combatte. Chi combatte per una causa giusta e per la libertà e la liberazione della sua terra dagli invasori, i coloni e colonialisti, non può essere chiamato terrorista, altrimenti gli americani nella loro lotta per la liberazione dai colonialisti britannici sarebbero stati terroristi; la resistenza europea contro il nazismo sarebbe stata terrorismo, la lotta dei popoli asiatici, africani e latino-americani sarebbe terrorismo, e molti di voi che sono in questa Assemblea sarebbero considerati terroristi.
(Yasser Arafat, 1929-2004)
Premio  Nobel per la Pace

giovedì 15 novembre 2012

Le parole complicate

Le parole complicate degli psichiatri come quelle dei giuristi, e ancor più di quelle dei politici e dei medici in genere, hanno la funzione di non fare entrare facilmente gli altri nel loro mondo, dato che ormai è risaputo che buona parte del potere passa per l'accesso alle parole ed al loro significato.
Giorgio Antonucci, I pregiudizi e la conoscenza critica alla psichiatria, 1986

mercoledì 14 novembre 2012

Meditazione è scoprire

Meditazione è scoprire …. se il cervello, con tutte le sue attività, le sue esperienze, può essere assolutamente acquietato. Non costretto, perché quando c’è costrizione, c’è dualità. L’entità che dice: «Vorrei avere esperienze meravigliose, perciò devo costringere il mio cervello a essere quieto», non ci riuscirà mai.
Ma se cominciate a indagare, a osservare, ad ascoltare tutti i movimenti del pensiero, i suoi condizionamenti, i suoi slanci, le sue paure, i suoi piaceri, a guardare come funziona, allora vedrete che il cervello diventerà estremamente quieto; una quiete che non è sonno ma è straordinariamente attiva e quindi è quiete. Una grossa dinamo che funzioni perfettamente, quasi non fa rumore; soltanto quando c’è attrito c’è rumore.
J. Krishnamurti

martedì 13 novembre 2012

A noi scappati dalla città


Noi non avevamo nelle nostre valigie che pochi indumenti messi in salvo nella fuga. A noi scappati dalla città, bastava trovare nei nostri paesi la nostra vecchia casa, il grande letto, la lucerna appesa alle catene del camino.
Leonardo Sinisgalli