giovedì 21 febbraio 2013

tutte le cose sono collegate


La terra non appartiene all'uomo,
e' l'uomo che appartiene alla terra
e tutte le cose sono collegate
come il sangue di una famiglia.
Qualunque cosa capita alla terra,
capita anche ai figli della terra,
quindi non e' stato l'uomo a tessere
la tela della vita, egli ne e' soltanto un filo.
Qualunque cosa faccia alla tela la fa a se.
(Capo indiano Sioux Caprido Zoppo) 

Il pianeta Terra è il nostro focolare-Human Planet-Video

Il pianeta Terra è il nostro focolare. Prendersi cura di questo mondo, equivale a prendersi cura della nostra casa. In certa qual maniera la Terra è nostra madre, è infatti benevola verso di noi. E verso gli esseri sensibili del regno animale e vegetale dobbiamo provare maggiore bontà e responsabilità…Gli Esseri del regno animale sono dotati di cognizione come noi, possiedono anche un certo potenziale di compassione e altruismo. Tutti gli Esseri sensibili e tutte le forme di vita della Terra e dell’Universo sono ritenute uguali. Dobbiamo fare del nostro meglio di evitare di nuocere alle altre specie…Poichè coabitiamo tutti lo stesso pianeta, dobbiamo imparare a vivere in armonia e in pace l’uno con l’altro e con la Natura.
( Dalai Lama )



fonte:improntaunika.it

martedì 19 febbraio 2013

Il mondo è come un giro di giostra

 
Il mondo è come un giro di giostra in un parco giochi. Quando scegli di salirci pensi che sia reale, perché le nostre menti sono potenti. La giostra va su e giù, e gira intorno, ti fa tremare e rabbrividire, ed è coloratissima e rumorosa, ed è divertente per un po'.
Alcuni ci sono su da tanto tempo e cominciano a chiedersi: "È la realtà o è solo un giro di giostra?" Altri si sono ricordati e vengono da noi per dirci: "Ehi, non vi preoccupate, non abbiate paura, mai, perché questo è solo un giro di giostra." E noi... uccidiamo quelle persone. "Fatelo tacere! Abbiamo investito un sacco in questo giro di giostra. Fatelo tacere! Guardate le mie rughe di preoccupazione, guardate il mio grosso conto in banca, e la mia famiglia. Questo deve essere reale."
È solo un giro di giostra. Ma uccidiamo sempre quella brava gente che tenta di dircelo, l'avete mai notato? E lasciamo che i demoni si scatenino. Ma non ha importanza perché... è solo un giro di giostra. E possiamo cambiare le cose in qualunque momento. È solo una scelta. Niente sforzi, niente lavoro, niente occupazioni, niente risparmi o denaro. Una scelta, proprio ora, fra paura e amore.
Gli occhi della paura vogliono che voi mettiate serrature più grandi alla vostra porta, che vi compriate delle armi, che vi isoliate. Gli occhi dell'amore, invece, ci vedono tutti come una cosa sola. Ecco che cosa possiamo fare per cambiare il mondo, proprio adesso, in un giro di giostra migliore. Prendiamo tutti i soldi che spendiamo in armi e nella difesa ogni anno e spendiamoli invece per cibo, vestiti ed educazione per i poveri nel mondo, e basterebbero a farlo molte volte, nessun essere umano escluso, e potremo esplorare lo spazio, insieme, sia interiore che esteriore, per sempre, in pace.
Bill Hicks

lunedì 18 febbraio 2013

Il fiume della vita


Trascorriamo la vita sperando in un domani diverso che non verrà mai. Raduniamo denaro e case con il pensiero che un giorno tutte queste ricchezze ci serviranno per vivere meglio: lasciamo passare il tempo con la convinzione che tutto ciò diventi verità. Ma la verità è nel nostro presente e noi non ci accorgiamo di attimi che da soli valgono un'intera esistenza per il loro significato.
Ci sono uomini che vivono di certezze e non hanno mai dubbi: quelli non vivono, esistono.
Se sei triste e stai soffrendo, dentro, nessuno capisce, nessuno ti crede; tutti pensano che sia un posa, uno strano modo di mettersi in mostra.
Finché la mano e la mente ti guideranno non smettere mai di amare la vita.
Anche se aiuterai una sola anima non avrai vissuto invano.
Non guardare gli uomini piccoli che ti girano intorno, ma guarda l'uomo grande che è in te.
Vivi apprezzandoti e fai silenzio, vedrai che ritroverai la calma e la serenità. In mezzo al rumore non si avvertono né i respiri né i sospiri delle persone che ti vogliono bene.
Fai in modo di non sentire la cattiveria degli uomini, ma di apprezzare la loro bontà.
I destini dell'uomo sono come fiumi, alcuni scorrono veloci, senza incertezza, lungo facili percorsi. Altri passano attraverso mille difficoltà ma arrivano ugualmente al mare. La meta finale è per tutti la stessa.
I vecchi saggi raccontano che il corpo umano si tiene in equilibrio con la felicità e ogni volta che questa viene a mancare insorgono i disturbi, le malattie: la felicità è l'equilibrio dell'universo.
Il sogno è un fenomeno misterioso, è l'unica via che ha l'uomo di incontrare le persone scomparse, parlare con loro, provare forti emozioni, fino a piangere con loro.
Il tempo è come un fiocco di neve, scompare mentre cerchiamo di decidere che cosa farne.
La musica mantiene in equilibrio la natura ed è indispensabile alla vita di ogni creatura: grazie al suo aiuto la tristezza non appassisce l'anima.
La vita è come l'acqua: non può tornare sui suoi passi. Bisogna capire il suo significato nel presente.
La vita non è breve, la rendiamo noi breve, con la nostra incapacità di vedere lontano.
La vita porta a ricordare le cose che vorremmo dimenticare e così il nostro presente è amareggiato dal passato.
Oggi siamo tutti presi dalla preoccupazione di vivere e in questa corsa con il tempo spesso dimentichiamo il piacere di esistere.
Non lamentarti se sei ricco o potente: anche un uomo umile e solitario può diventare grande come una montagna.
Per essere sereni, bisogna conoscere i confini delle nostre possibilità, e amarci come siamo.
Spesso, vivendo, commettiamo un altro errore: camminiamo troppo in fretta, senza gustare né vedere le piccole grandi cose dell'esistenza. Non bisogna essere ansiosi di arrivare: non sappiamo, e mai sapremo, che cosa ci riserva il destino.
Romano Battaglia

Cose di Cosa Nostra


Per lungo tempo si sono confuse la mafia e la mentalità mafiosa, la mafia come organizzazione illegale e la mafia come semplice modo di essere. Quale errore! Si può benissimo avere una mentalità mafiosa senza essere un criminale.
 
Il dialogo Stato/mafia, con gli alti e bassi tra i due ordinamenti, dimostra chiaramente che Cosa Nostra non è un anti-Stato, ma piuttosto una organizzazione parallela
 
La mafia è l'organizzazione più agile, duttile e pragmatica che si possa immaginare rispetto alle istituzioni e alla società nel suo insieme.
 
Come evitare di parlare di Stato quando si parla di mafia?
 
Se vogliamo combattere efficacemente la mafia, non dobbiamo trasformarla in un mostro né pensare che sia una piovra o un cancro. Dobbiamo riconoscere che ci rassomiglia.
 
La cultura della morte non appartiene solamente alla mafia: tutta la Sicilia ne è impregnata.
 
La mescolanza tra società sana e società mafiosa a Palermo è sotto gli occhi di tutti e l'infiltrazione di Cosa Nostra costituisce la realtà di ogni giorno.
 
La mafia non è una società di servizi che opera a favore della collettività, bensì un'associazione di mutuo soccorso che agisce a spese della società civile e a vantaggio solo dei suoi membri.
 
Entrare a far parte della mafia equivale a convertirsi a una religione. Non si cessa mai di essere preti. Né mafiosi.
 
La mafia si caratterizza per la sua rapidità nell'adeguare valori arcaici alle esigenze del presente, per la sua abilità nel confondersi con la società civile, per l'uso dell'intimidazione e della violenza, per il numero e la statura criminale dei suoi adepti, per la sua capacità ad essere sempre diversa e sempre uguale a se stessa.
 
Dovremo ancora per lungo tempo confrontarci con la criminalità organizzata di stampo mafioso. Per lungo tempo, non per l'eternità: perché la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.
 
Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere.
Giovanni Falcone

domenica 17 febbraio 2013

la costanza

Agli uomini in generale manca la costanza nei propositi, e ciò fa si che le loro imprese quasi sempre rovinino. Il difetto di costanza si manifesta in due maniere, o col mutare disegno appena scelto o col mancare di coraggio alle prime contrarietà.
Francesco Domenico Guerrazzi, Lettere, 1880 (postumo)
  

L'incostanza è causata dalla consapevolezza della falsità dei piaceri presenti, e dall'ignoranza di quelli assenti.
Blaise Pascal, Pensieri, 1670 (postumo)

La costanza di un'abitudine è di solito proporzionale alla sua assurdità.
Marcel Proust, La prigioniera, 1923 (postumo)


Immaginare

Nei loro giochi i bambini fanno tutti quei movimenti necessari per convincerci che le loro immaginazioni sono delle realtà.
Joseph Joubert

venerdì 15 febbraio 2013

Segni di abbondanza


Se hai un solo grano di saggezza procedi nella grande via temendo solo di perderla.
La grande via è piana e ampia,ma gli uomini amano gli stretti sentieri.
Corte ben lustra e campi zeppi di erbacce,granai vuoti del tutto e vesti sontuose indosso,armi affilate alla cinta e cibo a sazietà.
Beni e ricchezze dovunque altro non è che vanto di ladri.
E' contrario alla via.

Con quell'unico grano di saggezza che ti resta,scegli la vera via,suggerisci.
Non perderti nella immane ragnatela che man mano l'uomo moderno si è cucito addosso,quasi all'apposito fine,verrebbe da dire,di perdersi.Guardati intorno con occhi chiari,osserva bene le strade che puoi scegliere per i passi futuri.Valutale con calma.Non c'è alcuna premura.La fretta è un'altra di quelle false immagini che ti sei creato apposta,per evitare ogni responsabilità. Ce n'è una,fra queste strade del tutto diversa dalle altre.
E' la strada che talvolta fai fatica  a distinguere, mentre talaltra ti appare in tutta la sua ricchezza,in tutta la sua semplicità e naturalezza.Ti si pone davanti in modo così manifesto che ogni dubbio svanisce e ti sembra di aver sprecato inutilmente la tua vita fino a quel momento,perchè ora ti è ben chiaro l'unico cammino che vale la pena di seguire,il tuo cammino.Ma come mai,Maestro,il giorno dopo o un istante dopo,di nuovo la nebbia è calata sulle mie certezze,e ancora mi ritrovo a cercare a tentoni,a tastoni,dove dirigermi?
Come fare perchè la chiarezza e la certezza di un istante si mantengano inalterate,finalmente stabili e durature,sicure per tutta la mia vita?
Che cammino è mai questo,così manifestamente unico e pure così difficile da scegliere?
Prima di tutto,a differenza degli altri cammini esistenti,questo non è un cammino che ci conduce altrove da dove siamo.Quetso è un cammino che ci conduce proprio nel luogo esatto in cui siamo,al centro esatto di noi stessi,attraverso noi stessi procede,e a nio stessi giunge,al nostro cuore segreto.
E' dunque un cammino interiore.Ma non solo interiore.E' anzi anche,soprattutto,un cammino nel mondo.
Per alcuni è un cammino in mezzo alla gente,per altri è via solitaria e schiva in luoghi lontani,per altri ancora è senza mai allontanarli dalla loro terra.Ma dovunque si diriga,qualunque attività o ozio pratichi colui che segue questa strada,ogni sua scelta segue alla prima meta di questo percorso,che è sempre la stessa per tutti,ed è il primo cuore.Lì giunti,potremo anche perderci di vista l'un l'altro,dimenticare il volto e il nome del compagno.
Ci ritroveremo comunque,magari senza più nemmeno riconoscerci,ma ogni volta all'istante ci scopriremo fratelli, e quello che saremo diventati poveri o potenti,famosi o sconosciuti,non sarà nulla rispetto a quello che,guardandoci in volto,scopriremo di avere in comune.
Ma dove incamminarci?Quando muovere finalmente i nostri passi?
Alle mie parole ti vedo sorridere,Maestro.Vuoi forse dire che già questa è quella via?
Che tutti i vivi da quando come tu ami dire,escono nella vita,la percorrono?Che altra via non esiste?
Ma allora, senon esiste che queste via che tu sempre ci indichi,perchè parlarne?Perchè questi dubbi?E come mai allora,dovunque e sovente vedo manifestazioni così distanti dalla tua via?
Mi sembra di sentirti sussurrare,Maestro.Come dici?Puoi per favore ripetere?Non riesco a sentirti.
Avere fiducia dici?Avere fiducia.Già,dimenticavo.Fiducia chiama fiducia.
Tao Te Ching-Il dettato della perenne saggezza

giovedì 14 febbraio 2013

La soluzione è lì,non la vedi


Le cose migliori,le cose più belle,accadono misteriosamente,quando facciamo tacere la mente e ci affidiamo al nostro destino.
Un atteggiamento mentale aperto mette a disposizione l'energia del presente e l'intelligenza più sottile del cervello.La soluzione è lì,non la vedi perchè sei troppo preso dai tuoi pensieri

La sicurezza come libertà – Vandana Shiva


Lo stupro di gruppo del dicembre 2012 a Delhi ha portato nelle strade la profonda e crescente preoccupazione per la violenza contro le donne e la richiesta di sicurezza per le donne. Il movimento è la voce delle donne che reclamano il proprio diritto alla sicurezza e alla libertà, attraverso l’opposizione a ogni forma di potere partriarcale e la celebrazione dell’energia e del potere pacifico delle donne.

La mercificazione, l’appropriazione e il controllo del corpo delle donne e delle risorse della terra sono un aspetto della minaccia alla sicurezza. L’imposizione di tecnologie pericolose di cui non abbiamo bisogno è un altro aspetto.

La sicurezza è emersa come preoccupazione dominante: sicurezza delle donne e dei bambini, delle comunità tribali, contadine e agricole, sicurezza dal rischio nucleare, e dai pericoli per l’ambiente e per la salute degli OGM. In tutta l’India le proteste e i movimenti stanno crescendo anche a proposito della sicurezza delle risorse e della ricchezza del popolo – la sua terra, le sue foreste, i suoi fiumi, le sue proprietà – nel contesto del violento arraffamento delle risorse che è la base della nuova economia della “crescita”.

C’è uno schema in questo continuo di violenze e minacce alla vita e alla sicurezza, proprio come c’è uno schema nel continuo delle lotte per la difesa della vita, della sicurezza e della libertà. La crescita esponenziale della preoccupazione per la sicurezza – riflessa nell’esplosione delle proteste popolari per fermare la violenza contro le donne, le popolazioni tribali, i pescatori, i contadini e i poveri urbani e rurali e la violenza contro l’ambiente e la vita sulla terra – è la diretta conseguenza della cultura dominante dell’avidità e della mercificazione.

Tristemente, questa cultura si cela sotto la foggia dei paradigmi neoliberali dell’economia, in cui non ci sono vita, valori, etica, comunità, società, popolo, giustizia, spazio per l’uguaglianza, dignità e diritti del popolo, nessuno spazio per la libertà e la democrazia; soltanto denaro e mercati.

Questi valori non stanno isolati in una torre chiamata “economia”. Attraverso l’osmosi, diventano i valori dominanti di una società, modellandone la cultura (o dovremmo dire l’”anti-cultura”?).

Sicurezza nucleare

Mentre il 2012 arrivava al termine e albeggiava il 2013, centinaia di persone contestavano la centrale nucleare di Koodakulam e chiedevano la sicurezza nucleare, cantando e danzando insieme sulla costa di Idinthakarai, in prossimità della centrale nucleare. I festeggiamenti del Capodanno insufflavano nuova vita nella lotta contro il nucleare. La spiaggia riverberava dello spirito della resistenza, dell’affermazione di sé, della libertà e della democrazia.

Il movimento per la sicurezza nucleare è un movimento per la libertà: non abbiamo bisogno dell’energia nucleare quando il sole e il vento sono così generosi; non abbiamo bisogno degli OGM quando la biodiversità e l’agricoltura ecologica producono cibo più sicuro e migliore e in quantità maggiore.

Per due anni di seguito, nel suo discorso al Congresso Indiano delle Scienze, il primo ministro Manmohan Singh ha tentato di criminalizzare i movimenti dei cittadini a favore della sicurezza nucleare e della biosicurezza. Ma la sua non è una voce isolata. Egli è un’eco di un sistema strutturato di lucro che non vuole interruzioni nella sua creazione di ricchezza, compresa l’interruzione necessaria per garantire la sicurezza. E’ per questo che egli ha sollecitato un dibattito “strutturato”, non un dibattito democratico, sull’energia nucleare e gli OGM.

Un’industria nucleare disperatamente ansiosa di realizzare profitti a ogni costo deve criminalizzare le comunità e i cittadini che insistono sul loro diritto democratico alla sicurezza e alla libertà dai pericoli. Un’industria degli OGM disperatamente ansiosa di realizzare profitti a ogni costo vorrà incassare diritti dai contadini poveri anche se l’incasso di diritti spinge i contadini a suicidarsi.

Cercherà di smantellare le leggi sulla biosicurezza e di sostituirle con un quadro deregolamentato dell’Autorità Indiana di Regolamentazione delle Biotecnologie (Brai). Criminalizzerà gli scienziati veri e metterà gli esperti di pubbliche relazioni nella posizione di fingersi scienziati, usando tutto il potere del denaro per controllare i media per favorire la propria pretesa non scientifica che senza OGM moriremo di fame e gli OGM sono sicuri.

In un incontro sulle nuove biotecnologie intitolato “Leggi della Vita”, nel 1987, quando chiesi ai rappresentanti dell’industria quali verifiche avessero condotto sulla sicurezza degli OGM che avevano in programma di diffondere nell’ambiente, mi fu detto che non potevano essere affrontati i problemi della sicurezza perché avrebbero rallentato la commercializzazione degli OGM e portato a perdite di mercati e di profitti. Per venticinque anni l’industria ha cercato di ignorare e sopprimere i problemi della biosicurezza.

Per venticinque anni abbiamo mantenuto vivo il problema della sicurezza come un problema della scienza, della libertà e della democrazia. Un aspetto di tale sicurezza, intesa come libertà, è il diritto di dire no ai rischi imposti nel nome del progresso. L’altro aspetto consiste nel creare alternative sostenibili, sicure e giuste.

La sicurezza è libertà perché tutti – donne, bambini, culture indigene, cittadini comuni, forme di vita che tessono il tappeto della biodiversità – hanno un diritto naturale alla sicurezza. E il dovere di uno stato che afferma di essere democratico consiste innanzitutto e soprattutto nel garantire la sicurezza e la libertà dei suoi cittadini più deboli.

“Anti-riforme”

Tragicamente, lo stato industriale neoliberale sta scatenando nuovi livelli e dimensioni di violenza cancellando i processi sociali e regolamentari di uguaglianza e giustizia, di partecipazione democratica e difesa della libertà nel nome delle “riforme”.

Io ho chiamato queste cosiddette riforme “anti-riforme”, perché in nome della “crescita” stanno erodendo, bloccando e smontando le riforme vere, le riforme sociali per la giustizia di genere, le riforme agrarie, le riforme economiche per la sicurezza alimentare, il lavoro e la sussistenza di tutti, le riforme ambientali per proteggere la base di risorse che provvede alla vita e alla sussistenza, e le riforme politiche che approfondiscono e ampliano la partecipazione democratica.

La minaccia alla sicurezza sta aumentando a causa della diffusione di tecnologie pericolose e a causa del fatto che i sistemi politici e sociali che potrebbero gestire questi pericoli in un modo democraticamente vigoroso sono deliberatamente indeboliti da un processo di riforme mal diretto.

La preoccupazione per la sicurezza è una preoccupazione per le ricadute di un’ossessione miope per una miope visione dell’economia e della tecnologia che privilegia i potenti nell’emergente patriarcato capitalista. Quando una società antica come la civiltà indiana è chiama “economia emergente”, tale miopia è macroscopica.

Le economie delle donne, dei contadini, dei dettaglianti, della natura, sono rese invisibili. Questo atto di cancellazione a opera di un paradigma distorto porta alla cancellazione mondiale: le evacuazioni, le distruzioni e le violenze cui assistiamo ogni giorno, dovunque. Società, cultura, politica, sono escluse da questo paradigma.

Non scompaiono; mutano e s’ibridano con la cultura dell’avidità, della mercificazione, dell’irresponsabilità, in un supervirus di brutale violenza contro il quale non c’è antidoto nel sistema. L’antidoto arriverà da un cambiamento di valori e di visione del mondo, da movimenti popolari per il cambiamento dal patriarcato capitalista a una democrazia della terra basata sui diritti di tutti.

La politica della sicurezza è la politica della libertà in tempi di assenza della libertà.

La dottoressa Vandana Shiva è fisico, ecofemminista, filosofa, attivista e autrice di più di 20 libri e 500 documenti. E’ fondatrice della Fondazione di Ricerca per la Scienza, la Tecnologia e l’Ecologia e ha promosso campagne per la biodiversità, la tutela e i diritti dei contadini, vincendo il Premio per una Giusta Sussistenza (premio Nobel alternativo) nel 1993.

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/safety-as-freedom-by-vandana-shiva
Originale: Aljazeera traduzione di Giuseppe Volpe
6 febbraio 2013 http://znetitaly.altervista.org/art/9641

La vera invasione dell’Africa e le false ragioni dell’Occidente


E’ in corso un’invasione dell’Africa a tutto campo. Gli Stati Uniti stanno dispiegando truppe in 35 paesi africani, a cominciare da Libia, Sudan, Algeria e Niger. La notizia, riferita dall’Associated Press a Natale, non è apparsa su alcun canale mediatico anglo-statunitense.

L’invasione non ha pressoché nulla a che fare con l’”islamismo” e quasi tutto a che fare con l’acquisizione di risorse, in particolare minerali, e con l’accelerazione della rivalità con la Cina. Diversamente dalla Cina, gli Stati Uniti e i loro alleati sono pronti a usare il grado di violenza dimostrato in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Yemen e Palestina. Come nella guerra fredda, la divisione del lavoro prescrive che il giornalismo e la cultura popolare occidentali mettano a disposizione la copertura a una guerra santa contro un “arco minaccioso” di estremismo islamico, non diverso dalla fasulla “minaccia rossa” di una cospirazione mondiale comunista.

Memore della Partenza per l’Africa della fine del diciannovesimo secolo, il Comando Africano Statunitense (Africom) ha costruito una rete di supplici tra i regimi africani collaborativi, bramosi delle tangenti e degli armamenti statunitensi. L’anno scorso l’AFRICOM ha inscenato l’Operazione Impresa Africana, cui hanno partecipato le forze armate di 34 nazioni africane, comandata dall’esercito USA.

La dottrina dell’Africom del rapporto “da soldato a soldato” pervade gli ufficiali statunitensi a ogni livello di comando, dal generale al sergente maggiore. Mancano soltanto i caschi da esploratore.

E’ come se la fiera storia di liberazione dell’Africa, da Patrice Lumumba a Nelson Mandela, fosse stata consegnata all’oblio da una élite coloniale nera di un nuovo padrone la cui “missione storica”, avvertiva Frantz Fanon mezzo secolo fa, è la promozione di “un capitalismo rampante, anche se mascherato”.

Un esempio impressionante è il Congo orientale, uno scrigno di minerali strategici, controllato da feroci ribelli, a loro volta comandati dall’Uganda e dal Ruanda, i delegati di Washington.

Da tempo pianificata come “missione” della NATO, per non citare i sempre zelanti francesi le cui cause perse nelle colonie restano permanentemente di scorta, la guerra in Africa è diventata urgente nel 2011, quando il mondo arabo è sembrato liberarsi dei Mubarak e degli altri vassalli di Washington e dell’Europa. E’ impossibile esagerare l’isterismo che ciò ha causato nelle capitali imperiali. I bombardieri della NATO sono stati inviati non a Tunisi o al Cairo ma in Libia, dove Muammar Gheddafi governava le più vaste riserve petrolifere dell’Africa. Quando la città libica di Sirte è stata ridotta in macerie, le Forze Aeree Speciali Britanniche (SAS) hanno guidato le milizie “ribelli” in quello che da allora è stato denunciato come un bagno di sangue razzista.

Il popolo indigeno del Sahara, i tuareg, i cui guerrieri berberi Gheddafi aveva protetto, è fuggito attraverso l’Algeria in Mali, dove i tuareg rivendicano dagli anni 1960 uno stato separato. Come segnala il sempre attento Patrick Cockburn, è questa disputa locale, non al-Qaeda, che l’occidente teme di più nel nord-ovest dell’Africa…. “per quanto possano essere poveri i tuareg, vivono spesso sopra grandi riserve di petrolio, gas, uranio e altri minerali preziosi.”

Quasi certamente in conseguenza di un attacco franco-statunitense in Mali del 13 gennaio, un assedio a un complesso di estrazione del gas in Algeria è finito nel sangue, ispirando a David Cameron un momento da 11 settembre. L’ex uomo delle pubbliche relazioni della televisione Carlton si è infuriato per una “minaccia globale” che richiede “decenni” di violenza occidentale. Egli intendeva dire l’attuazione del piano industriale occidentale per l’Africa, assieme allo stupro della multietnica Siria e alla conquista dell’indipendente Iran.

Cameron ha ora ordinato l’invio di truppe britanniche in Mali e ha inviato un drone della RAF, mentre il suo ampolloso capo dell’esercito, generale Sir David Richards, ha trasmesso “un messaggio molto chiaro ai jihadisti di tutto il mondo: non provocateci; reagiremo con forza”, esattamente quello che i jihadisti vogliono sentire. La scia di sangue delle vittime del terrorismo dell’esercito britannico, tutte mussulmane, i casi di torture “sistemiche” che ora sono portati in giudizio, aggiungono un’ironia necessaria alle parole del generale. Una volta ho fatto esperienza dei modi “forti” di Sir David, quando gli ho chiesto se aveva letto la descrizione della coraggiosa femminista afgana Malalai Joya del comportamento barbaro degli occidentali e dei loro vassalli nel suo paese. “Lei è un apologeta dei talebani”, è stata la sua risposta. (In seguito si è scusato).

Questi sinistri comici vengono direttamente da Evelyn Waugh e ci consentono di avvertire la brezza avvolgente della storia e dell’ipocrisia. Il “terrorismo islamico” che è la loro giustificazione per il duraturo furto delle ricchezze dell’Africa non è stato che inventato da loro. Non ci sono più scuse per bersi la versione BBC/CNN e non conoscere la verità. Si legga Secret Affairs: Britain’s Collusion with Radical Islam di Mark Curtis (Serpent’s Tail) [Affari segreti: la collusione della Gran Bretagna con l’Islam radicale] oppure Unholy Wars: Afghanistan, America and International Terrorism di John Cooley (Pluto Press) [Guerre non sante: Afghanistan, Stati Uniti e terrorismo internazionale] o The Grand Chessboard di Zbigniew Brzezinski (Harper Collins) [La grande scacchiera], che fu la levatrice della nascita del moderno terrorismo fondamentalista. In realtà i mujahedin di al-Qaeda e i talebani sono stati creati dalla CIA, dalla sua omologa pachistana, la Inter-Services Intelligence, e dal MI6 britannico.

Brzezinski, Consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente Jimmy Carter, descrive una direttiva presidenziale segreta del 1979 che avviò quella che è diventata l’attuale “guerra al terrore”. Per 17 anni gli Stati Uniti hanno deliberatamente coltivato, finanziato, armato e indottrinato gli estremisti jihadisti che “hanno immerso una generazione nella violenza”. Battezzata in codice Operazione Ciclone, è stata parte della “grande partita” per abbattere l’Unione Sovietica che, però, ha abbattuto le Torri Gemelle.

Da allora le notizie che persone istruite e intelligenti diffondono e si bevono sono diventare una specie di giornalismo alla Disney, rafforzato, come non mai, dalla licenza di Hollywood di mentire e di continuare a mentire. C’è l’imminente film della Dreamworks su WikiLeaks, una falsificazione ispirata da un libro che millanta il titolo per perfidi pettegolezzi di due arricchiti giornalisti del Guardian; e c’è Zero Dark Thirty, che promuove la tortura e l’omicidio, diretto dalla vincitrice dell’Oscar Kathryn Bigelow, la Leni Riefenstahl del nostro tempo, che pubblicizza la voce del suo padrone come fece la regista cocca del Fuehrer. Tale è lo specchio unidirezionale attraverso il quale a malapena intravediamo ciò che il potere fa in nome nostro.

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

Fonte: http://www.zcommunications.org/the-real-invasion-of-africa-is-not-news-and-a-licence-to-lie-is-hollywood-s-gift-by-john-pilger

Originale: johnpilger.com